JEANNETTE RODRIGUEZ: LA VERITA' SULL' ADDIO ALLE TELENOVELAS E IL RIMPIANTO DI NON ESSERE MADRE
L'obiettivo di Jeannette non era la televisione, amava il canto, la musica, il ballo e il teatro. Il suo sogno era fare musical ma erano gli anni d'oro delle telenovelas e così ha cavalcato l'onda.
- Quando hai capito di voler lasciare il mondo delle telenovelas?
Nel 1994 quando terminai "Micaela". Ero esausta, mi sentivo un robot e avevo perso la passione per le cose che facevo. Così me ne andai a New York a studiare nuovamente recitazione ma questa volta in lingua inglese. Poi ho continuato a vivere a Miami ma il processo per diventare ufficialmente cittadina era complicato così me ne andai a vivere in Spagna, avrei dovuto viverci pochi mesi e invece sono rimasta dieci anni lì. Lavoravo in diverse trasmissioni, avevo anche un fidanzato. La gente mi trattava bene, guadagnavo. Poi quando è finita con il mio compagno sono tornata a Miami.
- Ti sei mai pentita di aver lasciato le telenovelas?
Assolutamente no, c'è un tempo per tutto. Puoi avere tanti o pochi soldi, l'importante è stare bene con sé stessi.
- E' un'epoca in cui molte attrici stanno confessando di aver subito abusi da parte di registi e produttori.. a te è mai successo?
Sì, in Argentina. Ero molto giovane e dopo l'ho tenuto per me, non l'ho denunciato. Sono stata zitta per tanti anni, è la prima volta che lo dico ad un giornalista. Mi afferrarono per la coda dei capelli in maniera aggressiva. Se fosse successo oggi gli avrei fatto saltare la testa ma all'epoca ero molto giovane e non sapevo come affrontare certe situazioni. Ho vissuto molte brutte esperienze durante la carriera...
- Desideri un partner stabile?
A volte avrei bisogno di una mano sulla spalla, un po' di conforto... chissà! Ho avuto dei bei fidanzati e ora mi diverto.
- Ti sarebbe piaciuto diventare madre?
Certo. Avrei voluto avere almeno tre figli, sarei stata una mamma iper protettiva, perchè questo è il mio modo di essere, lo sono sempre stata fin da piccola. Anche nella coppia sono molto protettiva ed è un male.
Però soprattutto negli anni passati ero sempre in giro per il mondo, non mi sentivo di poter dare stabilità ad un figlio. Mi hanno spesso consigliato di avere un figlio da sola ma lo vedevo un atto egoistico, e non sono nemmeno il tipo di donna che concepirebbe un figlio con un uomo qualunque. Forse ho idealizzato troppo la maternità, avrei dovuto fare come quelle donne che fanno un figlio con un uomo poi divorziano e magari ne hanno un altro con un nuovo compagno. Ma non sarei stata me stessa. O forse Dio dà a ognuno quello che merita.
FONTE: LA NACION.COM
Commenti
Posta un commento